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Arte, Scienza e significato della Ricerca
Project, 09 April 2018
Talk/podcast

Arte, Scienza e significato della Ricerca

"Art, Science and the Meaning of Research": la registrazione audio della conferenza tenuta da Tim Ingold alla GAM nell'ambito del progetto Iperpianalto.

Tim Ingold: Art, science and the meaning of research. Conferenza, 28 marzo 2018, GAM Torino. Nell’ambito di IperPianalto, in collaborazione con GAM di Torino e Fondazione Spinola Banna per l’Arte. Ph. Fotosintesi di Guido Suardi.

 

Lo scorso 28 marzo si è svolta alla GAM di Torino la conferenza Art, Science and the Meaning of Research, tenuta da Tim Ingold, docente di Antropologia Sociale all’Università di Aberdeen. La conferenza è stata organizzata da Raffaella Spagna e Andrea Caretto in occasione del progetto IperPianalto, sostenuto da GAM e da Fondazione Spinola Banna per l’Arte.

Argomento della discussione la possibilità di ritenere la pratica artistica una forma di ricerca vera e propria e, in caso affermativo, in quali termini. Ingold ha analizzato il concetto stesso del fare ricerca confrontando il metodo artistico con quello scientifico e giungendo a proporre un tentativo di rivoluzionare la concezione stessa dell’osservazione oggettiva integrandola con la partecipazione attiva.

Principio di questo tipo di ricerca sarebbe accettare l’incertezza inesauribile come caratteristica prima e ultima della realtà. Ciò porterebbe automaticamente a un rifiuto della concezione dell’“oggettivazione”, sostituibile con l’apertura alla ridefinizione continua. La verità deve essere considerata ineffabile, sfuggente e, soprattutto, inesauribile. Da qui l’osservazione senza fine, la cosiddetta blue-skies research, ovvero un tipo di ricerca che non richiede necessariamente obiettivi specifici, ma si presenta come pura esplorazione, le cui caratteristiche principali sono la flessibilità e la curiosità. Il processo che si scatena consente di formulare nuove domande, nuove necessità e nuove esplorazioni. Tutto ciò spinge la mente umana a un continuo esercizio di apertura, non ancorando la riflessione solo a ciò che attira attenzione o che soddisfa la necessità di verifica e legittimazione. In questa prospettiva, sarebbero le cose stesse a doverci insegnare come osservare, anziché essere semplicemente elaborate dal nostro inevitabile filtro cognitivo. L’osservazione partecipante sarebbe possibile solo aspirando a un’emancipazione da noi stessi, che ci renda estranei quanto la cosa che osserviamo.

In questa sua nuova forma, la ricerca diviene dunque un modo per vivere nella continua e insaziabile curiosità che porta a diventare parte di ciò che si osserva in un vicendevole scambio. Accettare la multiversity della realtà e, quindi, del mondo, conduce alla “corrispondenza”, che si presenta quasi come un atto d’amore assimilabile a qualsiasi rapporto con l’altro da sé. Da qui l’invito a estendere tale approccio anche alle modalità di ricerca scientifica, e non sono a quelle artistiche, evitando che l’istituzione “scienza” soffochi il profilo artistico degli scienziati, vale a dire quell’indole che più si avvicina alle ambizioni proposte. La scienza e la conoscenza che ne deriva devono restare un metodo, e non l’obiettivo. Così come l’educazione, che diviene strumento per condurre la vita anziché restare fine a se stessa.

Introduzione di Valeria Minaldi

 

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"Information is power. But like all power, there are those who want to keep it for themselves. But sharing isn’t immoral – it’s a moral imperative” (Aaron Swartz)

di Tim Ingold
  • Tim Ingold è ricercatore e docente di Antropologia Sociale all’Università di Aberdeen. Le sue ultime pubblicazioni sono “Anthropology and/as education” (2017), “The Life of Lines” (2015) e “Making: Anthropology, Archaeology, Art and Architecture” (2013). La sua ricerca è  eclettica e il suo metodo oggetto esso stesso di ricerca. Tra i temi d’interesse, il linguaggio, la tecnologia e la pratica specializzata, l'arte e l'architettura, la creatività, le relazioni uomo-animale e gli approcci ecologici nell'antropologia.