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Cybernetic Culture Research Unit

Il Numogramma Decimale

H.P. Lovercraft, Arthur Conan Doyle, millenarismo cibernetico, accelerazionismo, Deleuze & Guattari, stregoneria e tradizioni occultiste. Come sono riusciti i membri della Cybernetic Culture Research Unit a unire questi elementi nella formulazione di un «Labirinto decimale», simile alla qabbaláh, volto alla decodificazione di eventi del passato e accadimenti culturali che si auto-realizzano grazie a un fenomeno di “intensificazione temporale”?

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Hypernature. Tecnoetica e tecnoutopie dal presente

Avery Dame-Griff, Barbara Mazzolai, Elias Capello, Emanuela Del Dottore, Hilary Malatino, Kerstin Denecke, Mark Jarzombek, Oliver L. Haimson, Shlomo Cohen, Zahari Richter
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Dinosauri riportati in vita, nanorobot in grado di ripristinare interi ecosistemi, esseri umani geneticamente potenziati. Ma anche intelligenze artificiali ispirate alle piante, sofisticati sistemi di tracciamento dati e tecnologie transessuali. Questi sono solo alcuni dei numerosi esempi dell’inarrestabile avanzata tecnologica che ha trasformato radicalmente le nostre società e il...

Othering | L’editoriale di KABUL magazine
Magazine, OTHERING – Part I - Settembre 2019
Tempo di lettura: 3 min

Othering | L’editoriale di KABUL magazine

I meccanismi di alterizzazione degli individui e le loro violente conseguenze discriminatorie. Issues #15 - #16.

La Sea Watch 3, nave dell’omonima ONG tedesca guidata dalla capitana Carola Rackete, giugno 2019.

 

Per i numeri di settembre-ottobre e novembre-dicembre 2019, dedicheremo l’attività di ricerca all’esplorazione del verbo “othering”, da cui il titolo, traducibile in italiano come “alterizzare”, “rendere altro da sé”

Campo di rieducazione a Lop County, Xinjiang (Cina) – © Xinjiang Bureau of Justice, WeChat Account.

Dati i recenti fenomeni di ostruzionismo politico relativo alle procedure di soccorso in mare e considerate le derive xenofobe nelle politiche nazionali, riteniamo necessario indagare i processi evoluzionistici, culturali e sociali attraverso cui i soggetti si definiscono vicendevolmente a partire da categorie predeterminate e binarie applicate a sesso, genere, orientamento sessuale ed etnia.

Il termine fa riferimento al processo di definizione dell’altro come “diverso” e quindi estraneo al soggetto interagente, relegandolo al di fuori della sfera di ciò che è conosciuto e familiare. “Alterizzare” è la forma verbale dell’aggettivo inglese “other” che, per sua natura, denota una qualità transitoria e non intrinseca a un soggetto. Anziché avvalersi della neutralità di tale definizione, il suffisso -ing, che esprime in sé l’idea di una processualità, aggiunge una connotazione negativa tale da rendere l’azione descritta un vero e proprio moto di esclusione. In quanto altro, l’oggetto diventa infatti pericoloso, deprecabile. La reciproca dipendenza dei due concetti di “identità” e “alterità” si esprime infatti attraverso la definizione del termine oppositivo come pericolo e minaccia per la sicurezza della comunità a cui l’io (il noi) sente di appartenere. L’altro, in questa visione, rappresenta pertanto l’estraneo su cui il gruppo dominante può esercitare forme di dominio e pratiche di esclusione, il corpo “alieno” da espellere e negare.

Anton Kannemeyer, B is for Black e W is for White, dalla serie “Alphabet of Democracy” (2008), Lithographic print, 57 x 44.5 cm each, University of the Free State Art Collection.

A partire dall’analisi dei naturali meccanismi di diffidenza nei confronti di ciò che è percepito come diverso e non riconducibile alla propria persona, al proprio gruppo o alla propria cultura, tenteremo di porre in luce le vie attraverso cui politica e società giungono a elaborare specifiche forme di emarginazione e deumanizzazione dell’alterità. In quest’ottica, i processi di ingroup e outgroup, che fanno capo alla definizione di cosa possa essere considerato minaccia e cosa no, divengono un valido strumento per leggere e interpretare il rapido aumento di consenso verso le politiche neonazionaliste e xenofobe contemporanee, oltre che verso ideologie particolarmente avvezze all’utilizzo di propaganda populista fondata appunto sulla distinzione tra “noi” e “loro”.

Se «l’intolleranza per il diverso o per l’ignoto è naturale presso il bambino tanto quanto l’istinto d’impossessarsi di tutto quel che desidera» (U. Eco, 1997), il processo di othering validato socialmente diviene una pericolosa predisposizione alla violenza e all’esclusione. Si rivela pertanto necessario interpretarlo per ridiscutere il suo ruolo all’interno dei processi culturali e politici.

Un pezzo della recinzione esistente fra Messico e Stati Uniti all’altezza di San Luis, Arizona, fotografata nel novembre 2016, John Moore.

“Che cosa rende l’altro diverso?”, “In base a quali criteri un’eredità culturale sarebbe pericolosa rispetto a un’altra?”, “Da dove deriva la paura del diverso inteso come attore sociale?”, “Quali conseguenze ha la repulsione dell’altro?”. Rispondere a domande come queste non significa negare la diversità dell’Altro ma concepirla e comprenderla in un confronto paritario, anziché renderla mero oggetto di pregiudizio e  repulsione.

Riconoscere il processo, anziché agirlo inconsapevolmente, potrebbe dunque costituire la base per nuove definizioni di convivenza, a prescindere dal genere, dall’orientamento sessuale, dalla provenienza geografica, dalla cultura e dalle convinzioni personali? Potrebbe portare ad ammettere la fluidità di tali categorie e ad accettarne, dunque, la relatività?

Jake & Dino Chapman, Fucking Hell, 2008, Glass-fibre, plastic and mixed media (9 parts), Variable dimensions, © the artist, Photo: Hugo Glendinning
Courtesy White Cube, Pinault Collection
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