28 ottobre, 20:30 al Lenz Teatro di Parma
La redazione di KABUL passa da Parma per parlare con la collettiva Tracciamenti Instabili di femmininismi e del loro ruolo nella discussione sull’Antropocene. Il dialogo si svolgerà in occasione The Critters Symposium, con il collettivo Jan Voxel Digital Art, quarta azione del progetto triennale 22_24 BESTIARIO | Femminile Animale, a cura di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto ed esito pubblico del workshop “Un bestiario per l’antropocene”.
All’interno del Symposium verrà presentata la Critters Room «un progetto artistico multimediale e materico dedicato alle polveri sottili, agli altri abitanti invisibili dell’aria, alle loro inestricabili ed inaspettate relazioni con gli umani e la loro possibilità di continuare a vivere su questo pianeta e di immaginare un’arte nell’ (o dell’ ?) Antropocene. È un team di artist*, computer, attivist*, invertebrat*, stampanti, scienziat*, sensori, pollini, volontar*, che indaga insieme i tassi di inquinamento dell’aria, ed insieme immagina futuri (im-)possibili. È un esercizio di immaginazione che rende visibile l’aria: progetto di alleanza interspecie tra umani e non-umani; stanza di connessione con passati-mai-passati e futuri possibili; pratica amorevole di archiviazione fisica e digitale di invisibili mostri e fantasmi, a cui viene dato corpo e voce, canto e forma. Per sperare, insieme. L’invisibilità del particolato, delle polveri sottili che infestano la “motor valley” padana ci parla
della impossibilità attuale di identificare “un nemico”; della necessità di cambiare una narrazione lineare ed antropocentrica per farla diventare invece multispaziale, multitemporale, multidisciplinare.
La sua costituzione chimico-fisica (negli ambienti urbani si tratta in gran parte dei residui della combustione di idrocarburi fossili) rende manifesta l’impossibilità umana di percepire i tempi rilevanti dell’Antropocene, che sono quelli geologici e non (più) quelli storici. A causa della difficoltà cognitiva di percepire queste scale e queste compresenze, l’apparente stabilità dello stato delle cose ci inganna. Conosciamo i dati, vediamo le simulazioni, ma non cambiamo
paradigma cognitivo. Abbiamo bisogno della scienza e dell’arte insieme, per pensare su scale spaziali e temporali non umane. Di trilobiti e di centraline autocostruite che si avviluppano, di voci dell’attivismo ambientale che si uniscono al coro degli invisibili fantasmi e mostri catturati da un vetrino» (dal
comunicato stampa).