Una historia de la imaginación en la Argentina, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019, © Museo Moderno.
Il testo qui tradotto arriva da Buenos Aires dove, pochi giorni dopo l’inizio del lockdown argentino, l’immagine della medusa che nuota tra i canali di Venezia ha ispirato i curatori del Museo de Arte Moderno nella ricerca di risposte e domande su questo tempo globalmente sospeso. Quell’immagine ha incorporato le ataviche riflessioni sul tempo non lineare, anacronico,11Oltre ai testi fondamentali di Aby Warburg e Georges Didi-Huberman, tra gli altri, si consiglia la lettura del più recente Frank R., von Bismarck B. (ed.), Of(f) Our Times: Curatorial Anachronics, Sternberg Press, 2019.
in cui viviamo e sul pensiero tentacolare che ormai da tempo stimola l’immaginario di intellettuali, artisti e istituzioni. L’ecocentrismo, già affrontato su queste stesse pagine, continua a portare i suoi frutti arricchendosi di pensieri ulteriori e complementari.
https://www.youtube.com/watch?v=2y5zJJb-QjM
L’apparizione della medusa diventa un pretesto per rivedere la nostra relazione col mondo, lo spazio che abitiamo, la percezione del tempo e il movimento che in esso mettiamo in atto. Come già accaduto altre volte in passato, il rapporto umano con questo essere primordiale riporta alle radici del nostro esistere, al di là dei confini tra specie, geografici o disciplinari, e diviene occasione di riavvicinamento all’essenziale della natura del museo, quale spazio sociale e servizio pubblico del vivere collettivo.
Fabio Kacero, Earlater (2010), video still.
Il ruolo del museo nella pandemia è stato messo alla prova di fronte alla perdita della sua dimensione fisica e all’illimitato proliferare di soluzioni digitali alternative. Questo però ha anche permesso al museo, in alcuni casi, di espandere il suo raggio di azione nel tentativo di riacquisire un ideale spazio nel quotidiano delle sue (vecchie e nuove) comunità di pubblico.
Una historia de la imaginación en la Argentina, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019, © Museo Moderno.
Il Museo de Arte Moderno de Buenos Aires ha così dato inizio a una serie di approfondimenti tematici online, coinvolgendo artisti e intellettuali argentini. Tiempo de medusas ha portato alla realizzazione di contributi video da parte di diversi artisti, di una lista di consigli di lettura, film e musica, di attività per bambini, come la creazione di uno zootropio, e una meditazione guidata sulla percezione del tempo. L’istituzione diventa in questo modo cassa di risonanza di un sentire collettivo e penetra nella dimensione domestica, facendosi ancora una volta spazio e archivio di riflessioni sul mondo a venire.
Il Museo Moderno aveva già dato prova in passato del desiderio di superare i confini tradizionalmente stabiliti da e per lo sviluppo della conoscenza umana, come con la mostra Historia de la imaginación en la Argentina (aprile – novembre 2019) attraverso la quale si era inserito sulla scia dei numerosi tentativi di rileggere la storia e il linguaggio di un continente e di un’istituzione in chiave decoloniale.22Un’introduzione al tema e altri riferimenti si trovano in Wevers R., Decolonial Aesthesis and the Museum. An Interview with Rolando Vázquez Melken, «Stedelijk Studies», Issues 8, Spring 2019.
Una historia de la imaginación en la Argentina, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019, © Museo Moderno.
In quella mostra, a cura di Javier Villa, Belén Coluccio e Marcos Krämer, gli esclusi della storia riemergevano attraverso il paesaggio e la terra argentina. Dalla pampa al litorale, dal fiume alle montagne, la natura plasmava lo spazio espositivo, facendogli assumere le sue stesse forme, penetrando nella sua struttura e divenendo parte integrante della sua materia. Attraverso quello che i curatori stessi definiscono un “trans approach” (di ispirazione warburghiana),33Villa J. (ed.), Una historia de la imaginación en la Argentina. Visiones de la pampa, el litoral y el altiplano desde el siglo XIX a la actualidad, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019.
la mostra affrontava i temi della natura, del corpo femminile e della violenza, nel tentativo di ristabilire una relazione tra il popolo argentino, la sua storia e la sua stessa identità. La costruzione dell’immaginario di quest’ultima è stata infatti scavata attraverso un approccio interdisciplinare e intergenerazionale dove la letteratura, il cinema e la storia dell’arte si sono resi interpreti complementari di molteplici storie. La mostra includeva miti e territori solitamente esclusi dalla narrazione del museo per ricondurre il pubblico alle sue radici visive e letterarie attraverso opere di artisti dal XVIII secolo sino ad oggi. Addentrandosi tra le luci e ombre della storia argentina, il museo ha così incorporato un ideale più inclusivo di “noi”, un retorno hacia un nosotros más inclusivo.
Allo stesso modo la temporalità si espandeva senza limiti offrendo un ulteriore livello di complessità di lettura tra le fratture del tempo, i rimossi della complessa storia argentina fatta anche di colonialismo, dittature e machismo. Non esiste un modo per classificare, organizzare o delimitare l’immaginazione di un popolo attraverso discipline, generi o temporalità definite, ed è su questo assunto che il museo ha iniziato a riscrivere una storia collettiva per dare forma al futuro.
Introduzione di Alice Labor
L’arte e i suoi modi di essere nel presente e fuggire da esso
Una medusa appare nei canali vuoti di Venezia e pone nuove domande sul potenziale dell’arte e del tempo. Erede antologico dei primi animali sulla Terra, abitante del mondo da oltre 600 milioni di anni, la medusa di Venezia è l’immagine che si manifesta come prova dell’involuzione dei gradi di inquinamento urbano, tuttavia ci ricorda anche tutto il tempo trascorso nidificato negli attuali organismi naturali. La medusa è una forma sopravvissuta della terra primordiale.“…La medusa è una forma sopravvissuta della terra primordiale.” La sua immagine rimane pressoché invariata nella storia della natura e si trasla come una forma corporea che condensa ed espande diversi messaggi sul tempo e le sue derive.
Facendo seguito alle riflessioni di storici dell’arte come Aby Warburg e Georges Didi-Huberman, è possibile intendere le immagini come oggetti di tempi composti che comprendono “più memoria e più avvenire di colui che le guarda”, come accade con l’immagine della medusa. In questo contesto di crisi pandemica e isolamento, le concezioni del tempo sono cambiate: il presente si dilata e si condensa mentre la storia diventa sempre più remota e il futuro quasi invisibile. È lì, in quell’incrocio temporale nel quale ci troviamo, dove le immagini artistiche contemporanee possono meglio agire, nella loro qualità di vortici temporali, per darci un’esperienza più intensa a partire dalla quale pensare tutti i tempi che viviamo contemporaneamente, e tutti i multiversi in cui potremmo vivere.
Carlos Herrera, Mi silencio miseria, Installation and performance, 2015-2019. Una historia de la imaginación en la Argentina, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019 © Museo Moderno.
Una volta che l’arte moderna si lasciò alle spalle le avanguardie storiche e la sua idea lineare e progressiva del tempo, dove il passato era un ammasso di forme che ormai non servivano e il presente era un mezzo rivoluzionario per captare il futuro il più rapidamente possibile, emerse l’arte contemporanea, offrendo la possibilità di percepire il tempo da una concezione ancor più molteplice e sensibile. Il fatto è che l’arte con-temporanea è una forma di sensibilità e pensiero che è CON il tempo, il che significa una capacità di muoversi e scorrere, come la medusa, attraverso le diverse storie della vita sulla Terra. Facendosi carico del passato e del futuro come materiale di lavoro, l’arte si trasformò in una macchina del tempo con cui viaggiare senza confini attraverso tutta la storia esistente e attraverso quella che stiamo costruendo mentre viviamo. L’arte contemporanea ha il potere di viaggiare nel passato per modificarlo e nel futuro per tracciarlo. Questa capacità sembra sottrarsi alle ricerche universalistiche, alle narrazioni ufficiali, ai canoni e al progresso; emerge entrando nelle microstorie, nel racconto dei vinti o degli sfollati, nelle singole identità culturali. Ma un giorno (o un altro, prima o poi) arriva un virus per sedersi a discutere del tempo.
Una historia de la imaginación en la Argentina, Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, 2019, © Museo Moderno.
Oggi il pericolo a cui è soggetta l’umanità rende ancor più problematico l’esercizio tradizionale attraverso il quale pensavamo la storia e l’avvenire: niente di simile accadde in passato, niente di chiaro vediamo in futuro. Il futuro per alcuni è libero e pieno di possibilità; per altri è distrutto, senza una speranza comune. Quindi ci chiediamo: per l’arte contemporanea, questa potrebbe essere un’oasi, un altopiano o un acquitrino paludoso?“…per l’arte contemporanea, questa potrebbe essere un’oasi, un altopiano o un acquitrino paludoso?” L’arte contemporanea dovrebbe rispondere a questa emergenza cercando di frenare l’acceso dibattito dei tempi e di rallentare, di ritirarsi a pensare? Dovrebbe trovare strategie per progettare nuovi modi di vivere, nuove sensibilità del tempo e farsi ancor più militante pensando alle migliori vie di fuga possibili da quello che ci sta succedendo, ai migliori mondi possibili? O dovrebbe seguire i propri processi senza forzare nulla, rilassandosi nella certezza che sarà ugualmente testimone di questo momento?
Aprile 2020, Venezia.
Come la medusa, Earlater di Fabio Kacero condensa ed espande il tempo. È un gioco linguistico in cui prima (early) e dopo (later) formano lo stesso concetto. È un eccesso di tempo intrappolato in uno schema non storico. Non esistono tradizioni né futuri, non esiste una gerarchia di fatti, solo il tempo come un unico corpo che si può percepire sensibilmente e che l’arte può eccentricamente attraversare
Traduzione di Alice Labor