La call for papers di KABUL magazine dedicata al tema dell’autocoscienza nel contesto sociale e culturale contemporaneo
La call for papers di KABUL magazine dedicata al concetto dell’autocoscienza nel contesto sociale e culturale contemporaneo.
Il concetto di autocoscienza, ampiamente dibattuto in campo filosofico, ha esteso la sua influenza a discipline quali la psicologia, la psichiatria e le neuroscienze a partire dal XIX secolo, arrivando a essere studiato non solo empiricamente, ma anche attraverso sofisticate tecniche di osservazione del cervello. In particolare, il decentramento dei processi mentali – ovvero riconoscere l’influenza del corpo sulle funzioni cognitive – ha rivelato l’ampia rete di relazioni reciproche che caratterizzano l’autocoscienza, coinvolgendo non solo il sistema nervoso ma anche altri sistemi corporei. Inoltre, le ricerche che negli ultimi anni attribuiscono un’agency attiva anche a esseri viventi non umani pongono interrogativi sulla concezione di autocoscienza come facoltà esclusivamente umana, spingendoci quindi a una riflessione più profonda su questo concetto.
Definire in modo univoco ed esaustivo il concetto di autocoscienza rappresenta una sfida complessa. Limitarla a una coscienza razionale di sé, ossia a un’attività riflessiva che coinvolge unicamente il pensiero, rischia di svalutare la qualità esperienziale della propria incarnazione, nonché di escludere le altre forme di autopercezione che tradizionalmente l’essere umano ha considerato inferiori (animali non umani, vegetali, funghi ecc.). Considerare invece la coscienza di sé come indissolubilmente legata all’esperienza sensoriale e, quindi, fisica, ci permette di ampliare il campo di indagine, identificandola, più che come frutto di un’intuizione statica e valutativa, come una raccolta di fotogrammi di un processo in continua evoluzione.
In ogni caso, al di là di ogni possibile definizione, l’antico motto greco “conosci te stesso” risuona ancora oggi come un prerequisito fondamentale per acquisire consapevolezza di sé e di ciò in cui siamo immersi. L’urgenza introspettiva di indagarsi è, infatti, universale, con le dovute differenze individuali. Allo stesso tempo, la conoscenza soggettiva dei propri stati mentali è inaccessibile all’altro: l’autocoscienza è infatti fortemente legata alla nostra capacità di assegnare significato al nostro contesto e alle nostre esperienze guidando così desideri, paure, ambizioni, fragilità e, in generale, alla formulazione della nostra soggettività.
Con il nuovo numero, KABUL si propone di esplorare il tema dell’autocoscienza nel contesto sociale e culturale contemporaneo, per approfondire la nostra comprensione dell’essere umano e del suo ruolo all’interno della società e dell’ecosistema. Attraverso studi interdisciplinari e un approccio olistico, è possibile indagare la complessità dell’autocoscienza sia umana che non umana e il suo ruolo nelle relazioni intra e interspecifiche. La coscienza di sé e l’interconnessione con l’alterità possono rappresentare infatti il punto di inizio per una comprensione più profonda di noi stessi e del mondo in cui viviamo.
Gli ambiti di ricerca che affronteremo
Autocoscienza in rapporto al corpo
Gli studi sull’autocoscienza umana hanno coinvolto da tempo gli studi sul corpo. In particolare, lo sviluppo delle nuove tecniche di ricerca in neuroscienze ha permesso di comprendere meglio il rapporto mente/cervello e sistema nervoso in relazione agli altri sistemi corporei. A che punto è lo stato dell’arte relativo a questo tema?
Autocoscienze non umane
Negli ultimi anni, il tema della cognizione non umana sta vivendo una fase di particolare diffusione all’interno del dibattito culturale e artistico. L’ostinato pregiudizio che vedeva la mente come prerogativa esclusivamente umana negata al resto del mondo (dagli animali fino alle piante, passando per la materia, che può esprimere forme di agency) è oggi superato da alcune riflessioni e teorie che mettono in risalto una concezione di “intelligenza diffusa” in grado di superare non solo il dualismo cartesiano mente/corpo ma anche quello tra interiorità ed esteriorità.
Autocoscienza e Alterità
In che modo lo studio dei processi di autocoscienza può guidarci all’accettazione dell’altro? Concependo l’ineffabilità della soggettività e il corpo come parte integrante dell’esperienza cosciente, come cambia il nostro rapporto con l’alterità?
(Auto)coscienza artificiale
I sistemi dell’AI sono in grado di replicare diversi aspetti della mente umana, ma risultano ancora del tutto sprovvisti di quella qualità, storicamente considerata prerogativa degli esseri umani, chiamata “coscienza”. A questo proposito sono in corso alcune ricerche scientifiche con l’obiettivo di stabilire se sia possibile o meno concepire una forma di “coscienza artificiale” (AC). Con questa espressione si intende una macchina, creata dall’essere umano, consapevole della propria esistenza e capace di dare significato alla sua esperienza. Al di là dei possibili scenari utopici o distopici che è in grado di portare con sé questa concezione dell’AI, oggi è interessante chiedersi piuttosto che effetti abbia il suo utilizzo anche per le attività umane considerate più riflessive e/o creative (es. la scrittura o la creazione di immagini).
Autocoscienza come forma di attivismo
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 nascono negli Stati Uniti i primi gruppi di autocoscienza femminista, momenti in cui condividere informazioni, vissuti ed esperienze relative al proprio corpo e alla propria sessualità. In questo contesto, la pratica dell’autocoscienza si configura come uno strumento propedeutico per riconoscere le disparità che le donne subiscono in società e mettere in discussione le ingiustizie strutturali insite nel patriarcato. Questa medesima strategia di lotta politica diventa presto centrale anche all’interno di tutti gli altri movimenti per i diritti civili (da quello per i diritti degli afroamericani a quello lgbtq+). In quali forme e attraverso quali canali l’autocoscienza si esprime ancora oggi come strumento di militanza? Come ha influito lo sviluppo del web 2.0 e dei social network nella diffusione di un’autocoscienza politica?
Deadline
Invia un abstract con la proposta dell’articolo entro domenica 27 ottobre 2023.
Come partecipare
KABUL magazine ospita tre tipologie di contributi online:
articoli saggistici e divulgativi coerenti con gli argomenti affrontati nel mensile della rivista e inviati in risposta alle call for papers (15.000-20.000 caratteri, spazi inclusi);
traduzioni di articoli saggistici considerati significativi ai fini dell’approfondimento di specifici temi d’interesse contemporaneo (15.000-20.000 caratteri, spazi inclusi);
Le proposte possono essere inviate all’indirizzo kabulmag@kabulmagazine.com. Saranno valutati anche eventuali articoli che non affrontano tematiche strettamente inerenti al mensile della rivista. La redazione selezionerà 10 proposte che soddisfino i criteri di originalità, approfondimento e aderenza alla linea editoriale.
Per applicare alla call for papers pubblicate, ti invitiamo a seguire il seguente iter:
invia entro il 27 ottobre un abstract in cui siano chiaramente esplicitati la tesi e i contenuti che saranno sviluppati a supporto, compresa una bibliografia essenziale e una breve bio dell’autore (tassativamente max 2.000 caratteri);
attendi lo scadere della deadline per ricevere una prima valutazione da parte della redazione;
in caso di esito positivo, procedi con la stesura dell’articolo utilizzando il il modello allegato in formato word e rispettando i tempi di consegna concordati con la redazione;
dopo l’invio dell’articolo e delle immagini di accompagnamento, la redazione avvierà la fase di editing e revisione dei contenuti, indicandoti le tempistiche per la pubblicazione online.
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