Miao Xiaochun, Restart, 2008-2010.
Una delle principali funzioni con cui il pensiero decodifica e organizza la realtà è la categorizzazione, ovvero la capacità di identificare e raggruppare gli elementi che incontriamo nell’ambiente individuando tra loro caratteristiche simili. Questa funzione, fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano, ci mette nelle condizioni di rendere gestibili la mole e la complessità delle informazioni che riusciamo a percepire. Appresa una norma, le categorie ci aiutano a governare più velocemente le nostre rappresentazioni mentali del reale che, di conseguenza, diventa più facilmente comprensibile, memorizzabile e prevedibile. Senza questa semplificazione, la realtà in cui viviamo assumerebbe i contorni del caos, mostrandosi ai nostri occhi come perennemente inedita, da decifrare e interpretare nuovamente, e la nostra esperienza delle cose si limiterebbe alla pura contingenza, impedendoci di predire o presupporre altro oltre ciò che percepiamo in forma diretta. Tuttavia, se da un lato categorizzare la realtà ci aiuta a interagire con essa, dall’altro può al tempo stesso condurci in deformazioni ed errori di valutazione, come nel caso dei bias cognitivi.
Jesse Kanda, Senza nome, 2017.
Un bias molto comune è il pensiero dicotomico, che ci porta a considerare le categorie come fisse e immutabili all’interno di un sistema binario. Da Aristotele in avanti, il pensiero dicotomico si è irradiato sul dominio della logica quale reciproca esclusione di due alternative contrapposte, in cui «l’esclusività delle due alternative logiche esaurisce le possibilità ontologiche, in un regime che non ammette realtà ulteriori, compromissioni o sfumature» (Pastorino, Abbecedario del postumanismo). Le dicotomie, infatti, riflettono un sistema razionalmente ordinato di dati e informazioni, che si mostra tuttavia inadeguato nel momento in cui fa i conti con la mutevolezza e la complessità di cui invece si nutre il reale.
beeple, Human Garbage, 2022.
Il pensiero dicotomico ha elaborato come stabili categorie binarie generali (quali bene/male, giusto/sbagliato, bello/brutto, natura/cultura, normale/anormale) o riferite all’umanità (bianco/non bianco, maschile/femminile, etero/omosessuale, abile/disabile ecc.), che si basano sul presupposto di una netta distinzione tra alternative polarizzate che non possono coesistere in forma simultanea. Questi elementi si presentano tra loro come separati, autonomi e irrimediabilmente inconciliabili, protagonisti di una visione dialettica della realtà che non tiene conto della molteplicità dei fattori. Ed è su questa narrazione di opposti, di elementi contrastanti, polarizzati e antitetici che si fondano numerosi dibattiti che attraversano la nostra contemporaneità, dalla politica alla società civile, così come sui mass media e i social network.
In occasione dei suoi prossimi due numeri, KABUL magazine si propone di accogliere il caos, superare la contrapposizione, celebrare la mediazione e declassare le categorie a meri strumenti suscettibili di cambiamenti, reinterpretazioni e risignificazioni.
È possibile abbracciare impavidamente il caos senza esserne sopraffatti? Perché il pensiero dicotomico è così diffuso e quali sono i suoi effetti sulla società? In che modo creatività e pensiero divergente possono offrire un’alternativa all’irrigidimento delle categorie e alla conseguente formazione dei pregiudizi?