Francis Bacon, Autoritratto, 1977.
Il concetto di autocoscienza, ampiamente dibattuto in campo filosofico, ha esteso la sua influenza a discipline quali la psicologia, la psichiatria e le neuroscienze a partire dal XIX secolo, arrivando a essere studiato non solo empiricamente, ma anche attraverso sofisticate tecniche di osservazione del cervello. In particolare, il decentramento dei processi mentali – ovvero riconoscere l’influenza del corpo sulle funzioni cognitive – ha rivelato l’ampia rete di relazioni reciproche che caratterizzano l’autocoscienza, coinvolgendo non solo il sistema nervoso ma anche altri sistemi corporei. Inoltre, le ricerche che negli ultimi anni attribuiscono un’agency attiva anche a esseri viventi non umani pongono interrogativi sulla concezione di autocoscienza come facoltà esclusivamente umana, spingendoci quindi a una riflessione più profonda su questo concetto.
Ai-Da – Courtesy Design Museum, London, 2019.
Definire in modo univoco ed esaustivo il concetto di autocoscienza rappresenta una sfida complessa. Limitarla a una coscienza razionale di sé, ossia a un’attività riflessiva che coinvolge unicamente il pensiero, rischia di svalutare la qualità esperienziale della propria incarnazione, nonché di escludere le altre forme di autopercezione che tradizionalmente l’essere umano ha considerato inferiori (animali non umani, vegetali, funghi ecc.). Considerare invece la coscienza di sé come indissolubilmente legata all’esperienza sensoriale e, quindi, fisica, ci permette di ampliare il campo di indagine, identificandola, più che come frutto di un’intuizione statica e valutativa, come una raccolta di fotogrammi di un processo in continua evoluzione.
In ogni caso, al di là di ogni possibile definizione, l’antico motto greco “conosci te stesso” risuona ancora oggi come un prerequisito fondamentale per acquisire consapevolezza di sé e di ciò in cui siamo immersi. L’urgenza introspettiva di indagarsi è, infatti, universale, con le dovute differenze individuali. Allo stesso tempo, la conoscenza soggettiva dei propri stati mentali è inaccessibile all’altro: l’autocoscienza è infatti fortemente legata alla nostra capacità di assegnare significato al nostro contesto e alle nostre esperienze guidando così desideri, paure, ambizioni, fragilità e, in generale, alla formulazione della nostra soggettività.
Litografia di Matthias Rudolph Toma delle sculture di Franz Messerschmidt.