Il concetto di corpo inteso come realtà biologica e culturale. Issues #19 - #20
Hans Bellmer, Senza titolo, 1938, gelatin silver photograph, hand coloured.
L’11 marzo 2020 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato che la diffusione del COVID-19 presenta le caratteristiche di una pandemia. L’emergenza sanitaria, che ha coinvolto tutti i paesi del mondo, ha messo a dura prova le società, le organizzazioni e i singoli individui. In particolare, la situazione ha fatto emergere una realtà facilmente messa da parte nei luoghi in cui il benessere medio non è quotidianamente minacciato da difficoltà estreme come conflitti armati e scarsità di risorse: la fragilità del corpo.
Nello stesso anno, il 25 maggio, George Perry Floyd è stato ucciso dall’agente di polizia Derek Chauvin mentre era in custodia dello stesso e di altri suoi colleghi. L’episodio, sebbene non unico nel suo genere, ha avuto attenzione mediatica a livello internazionale e ha determinato una dirompente reazione nei confronti degli abusi di potere delle forze dell’ordine e del razzismo radicato in molte società, causa di evidenti disuguaglianze sociali. In particolare, il movimento attivista internazionale Black Lives Matter ha preso il caso come evidenza della necessità di una radicale rimessa in discussione dei paradigmi ideologici su cui si fonda il controllo sociale.
Manifestazione Black Lives Matter, 2020, Nottingham.
A settembre, invece, è stata resa nota la decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) di rendere gratuiti per la prima volta in tutta Italia i farmaci per la terapia ormonale sostitutiva (Tos) destinata a tutte le persone transgender che abbiano ricevuto una diagnosi di disforia o di incongruenza di genere, ritenendolo trattamento necessario e non accessorio.
Questi sono alcuni esempi di come il corpo e la sua definizione possano essere messi al centro del dibattito. Da questi eventi, infatti, il corpo si erge come concreto e materico, reso vulnerabile dalla sua razzializzazione, e come soggetto giuridico, condizionato biologicamente dal diritto e caratterizzato dalla costruzione identitaria. Tutto questo ci porta a ripensare non solo la concezione dell’anatomia umana ma, per esteso, che cosa s’intenda per natura e come sia possibile parlarne al di fuori del concetto di cultura rimettendo in discussione la tradizionale dicotomia Natura/cultura. Di conseguenza oggi più che mai si rende necessario un confronto sulle potenzialità della tecnologia applicata alla biologia come strumento per aprire la strada a diversi campi di indagine e come motivo di rinegoziazione con l’etica.
Stelarc, 2017, foto di Giovanni De Angelis, Palazzo delle Esposizioni.
Nei prossimi due numeri diciannove e venti, a partire da queste premesse, la redazione di KABUL magazine si concentrerà sul concetto di corpo, inteso come realtà biologica e culturale. In un’epoca dove si fanno strada le pratiche di biohacking mentre si discute sulla legittimità di modificare geneticamente gli organismi, è opportuno fermarsi a riflettere sulla concezione che sta alla base del corpo e sulle questioni che solleva la sua definizione. La vulnerabilità del corpo è legata solo alle caratteristiche personali o anche alle tendenze politiche? Su che cosa si fonda la convinzione che esistano corpi/individui di serie A e di serie B? Perché si tende ad associare il concetto di “naturale” a “positivo” e “non naturale” a negativo? Che ruolo ha la tecnologia nelle riflessioni esistenziali? Il controllo sociale può disciplinare un corpo? Abbiamo il diritto di modificare i nostri corpi e la natura?
Grazie all’eredità degli studi raccolti negli ultimi anni relativi alle teorie che rimettono al centro l’ambiente, agli studi di genere e alle biotecnologie, ci dedicheremo a una riflessione sui limiti organici, sui simboli, sulle proiezioni sociali e sulle potenzialità del corpo.
"Information is power. But like all power, there are those who want to keep it for themselves. But sharing isn’t immoral – it’s a moral imperative” (Aaron Swartz)
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