Illustrazione di Andreas Töpfer, GIF.
Un tappeto volante per andare a scuola, una stampante per imprimere i sogni, una porta per il teletrasporto intra-dimensionale: «THE FUTURE YOU WANT», così recita il pay off di una nota compagnia telefonica che ha da poco lanciato la sua ultima campagna pubblicitaria. Protagonista della storia è una bambina che immagina invenzioni rivoluzionarie e che il giorno dopo, aprendo la porta di casa, si trova davanti a quel futuro che aveva immaginato.
In ambito urbanistico è sempre più frequente lavorare attorno a mappe del futuro, ovvero cartografie (che diventano geografie possibili) dentro le quali è racchiusa l’espressione tangibile di immaginari, desideri, visioni che oggi guardano a come sarà il mondo, o una porzione di esso.
Individuando uno scarto tra il contemporaneo e lo stato attuale, Agamben dà una definizione di uomo contemporaneo come colui che appartiene veramente al suo tempo, in quanto non coincide perfettamente con esso; egli, quindi, pur non parlando in modo esplicito di post-modernità o post-contemporaneità, individua una sorta di dislocamento, di asincronia, grazie a cui è veramente possibile percepire la contemporaneità.11G. Agamben, Che cos’è il contemporaneo?, Nottetempo, Roma 2008.
Nel testo che segue comprenderemo come il tempo presente non sia mai completamente esperibile in quanto possiede una spaccatura interna che, secondo gli autori, è la causa di questa mancanza di sincronizzazione. E ciò assume ancor più valore se riportiamo questi aspetti allo stato di disorientamento che, dando per assodato il superamento della linearità temporale basata sulla scansione passato>presente>futuro, caratterizza la società in cui viviamo.
Il presente ha sempre goduto di una sorta di primato, in quanto, come categoria principale dell’esperienza, ha avuto il ruolo di inquadrare lo stato delle cose. Il punto focale di questo cambiamento paradigmatico di tempo sta nel modo in cui percepiamo il nostro presente, non più generato da una logica deduttiva basata sui rapporti di causa-effetto con il passato («ero quello, quindi adesso sono questo»), ma modellato sulla base del futuro («potrei essere quello, quindi sono questo»).
«Ours is a world in vertigo» asserisce il collettivo Laboria Cuboniks, coinvolto, come si leggerà in questo testo, all’interno di Xenofeminism. A Politics for Alienation. Bernard Stiegler si è addentrato in questi cambiamenti da capogiro insiti nella società complessa contemporanea. Secondo lui, le forme del capitalismo odierno sono talmente capaci di penetrare in ogni ambito della vita umana e sociale – mediante continui e super tecnologici strumenti di controllo e monitoraggio e strumenti di calcolo capaci di preventivare bisogni e ambizioni – da agire direttamente anche sul piano del sapere e della cognizione, nonché dei desideri umani.22In particolare B. Stiegler, Five Hundreds Millions Friends: The Pharmacology of Friendship, in UMBR(a): Technology, The Center for the Study of Psychoanalysis and Culture, 2012.
«Il tempo sta cambiando», affermano Avanessian e Malik nella brevissima introduzione al testo, qui riportata: «la capacità umana e l’esperienza hanno perso il loro primato nella complessità e nell’organizzazione sociale odierna. Al loro opposto i principali attori sono i sistemi complessi, le infrastrutture e i network nei quali il futuro è andato via via sostituendosi al presente come condizione strutturale di tempo. Mentre la sinistra e la destra politiche combattono per affrontare questa nuova situazione, noi siamo sempre più completamente pre-vedibili e post-tutto».
Il testo che segue è il risultato di una conversazione che si è tenuta l’anno scorso a Berlino, il 29 gennaio 2016, tra i due autori. Appartiene a una raccolta di testi, racchiusa nel libro Der Zeitkomplex: Postcontemporary (Berlino, 2016), che ha coinvolto, oltre ad Avanessian e Malik, anche Benjamin Bratton, Laboria Cuboniks, Elena Esposito, Victoria Ivanova, Aiwah Ong, David Roden, Nick Srnicek e Alex Williams. Si tratta di una raccolta che tenta di inquadrare il postcontemporaneo come ordinamento verso cui sta tendendo la società odierna.
La versione in lingua inglese è stata pubblicata su «DIS Magazine», sotto il titolo The Time-Complex Postcontemporary Issue, in occasione della IX edizione della Biennale di Berlino.
Questo gruppo di lavoro e ricerca, integrato da alcuni altri membri, si è radunato a Praga nell’ambito di Reinventing Horizon, ciclo di conferenze volte a esplorare una o più visioni del futuro e a indagare le sue potenzialità di emancipazione.
Introduzione di Francesca Vason
The Time Complex. Post-contemporary, cover.
Il tempo giunge dal futuro
Armen Avanessian: La tesi che sta alla base del post-contemporaneo è che il tempo sta cambiando. Non stiamo soltanto vivendo in un tempo nuovo o accelerato, ma il tempo stesso – la sua direzione – è cambiato. Non abbiamo più un tempo lineare, nel quale il passato è seguito dal presente e poi dal futuro. È piuttosto il contrario: il futuro accade prima del presente, il tempo giunge dal futuro. Se le persone hanno l’impressione che il tempo sia fuori controllo o non abbia più un senso o non sia più come dovrebbe essere, allora penso che la ragione sia che noi tutti abbiamo dei problemi ad abituarci a vivere in un momento così speculativo o all’interno di una temporalità speculativa.
Suhail Malik: Sì, e la principale ragione di questa riorganizzazione in chiave speculativa del tempo è la complessità e l’attuale ordine di organizzazione sociale. Se i requisiti principali delle società complesse sono i sistemi, le infrastrutture e i network, piuttosto che i singoli agenti umani, l’esperienza umana perde il suo primato così come la semantica e la politica basate su di essa. Di conseguenza, se il presente è stato la categoria principale dell’esperienza umana grazie alla senzienza biologica, tale base per la comprensione del tempo perde oggi il suo primato a favore di quello che potremmo chiamare un “tempo complesso”.33Il tempo-complesso è un aspetto specifico delle strutture dei sistemi integrati socio-tecnici, mnestici e psichici di individuazione proposti da Bernard Stiegler. Si veda ad esempio Technics and Time Volume 2: Disorientation, trad. Stephen Barker (Stanford, CA: Stanford University Press, 2008) e Symbolic Misery Volume 1: The Hyperindustrial Epoch, trad. Barnaby Norman (Oxford: Polity, 2104). Ma la speculazione del tempo complesso è distinta secondo la tesi di Stiegler in ciò (i) che comprende una costituzione speculativa di tempo invece che la memoria e la temporalizzazione umana, e (ii) il tempo complesso speculativo affermato qui contro l’appello di Stiegler per salvaguardare l’esperienza di individuazione esteticamente costruita nonostante la complessità delle configurazioni sociotecniche.
Una prima conseguenza teoretica dell’attuale perdita di importanza di tale categoria, e sarà necessario tornarci più avanti, è che non è più necessario spiegare il movimento del passato e del futuro sulla base del presente. Siamo in una fase in cui l’esperienza umana è solo una parte – o addirittura una parte subordinata – di formazioni più complesse costruite storicamente e con uno sguardo proiettato verso quanto si può ottenere nel futuro. Il passato e il futuro sono ugualmente importanti per l’organizzazione del sistema sociale complesso e ciò mette in ombra il presente come principale configurazione di tempo.
Le società complesse – ovvero società non più a misura d’uomo, costruite in scale di organizzazione sociotecnologiche che superano la determinazione fenomenologica – sono quelle in cui il passato, il presente e il futuro entrano a far parte di un’economia paritaria in cui nessuno di essi primeggia, o in cui il futuro sostituisce il presente come principale aspetto strutturale di tempo. Non è certo una novità: per lungo tempo l’economia politica e i processi sociali hanno praticamente avuto a che fare con la subordinazione dell’uomo all’organizzazione tecnica e sociale delle società complesse. Allo stesso modo, sotto il titolo di Realismo Speculativo, anche la filosofia ha recentemente cercato di resettare il concetto di speculazione, con il compito di trovare le forme più-che-umane di conoscenza, stabilendo le condizioni all’interno dell’idea di conoscenza di ciò che sta al di là dell’esperienza umana. Tale progetto è certamente legato alle condizioni del tempo complesso, ma si trova ad avere numerose differenze che lo distinguono da esso.
Armen Avanessian: …E si distingue anche da alcuni esempi concreti di tempo complesso speculativo che giungono dall’esperienza quotidiana o dalle notizie di ogni giorno. Si tratta di fenomeni che solitamente sono anticipati dal prefisso pre-, come gli attacchi preventivi, il controllo preventivo, la personalità preventiva…
Suhail Malik: Potresti descrivere questi fenomeni?
Armen Avanessian: Ciò che viene descritta ad esempio da Rob Horning come personalità preventiva si riferisce alle modalità di ricevere un pacco od ottenere certe informazioni da un servizio commerciale sulla base di ciò che si potrebbe desiderare pur non avendolo chiesto esplicitamente.44R. Horning, Preemptive personalization, «The New Enquiry» (September 11, 2014).
Un esempio è rappresentato da Amazon: le sue procedure algoritmiche ci offrono diversi suggerimenti di libri associati a quelle che diventano poi delle scelte effettive, ma la personalità preventiva è un passo ancora avanti: ottenere un prodotto che si vuole realmente. Conoscono i vostri desideri, i vostri bisogni prima ancora che li conosciate voi. Non ha senso dire in anticipo «lo manderò indietro» perché è probabile che sarà qualcosa di cui avrete veramente bisogno. Non credo che tutto ciò sia necessariamente un aspetto negativo, ma tutti noi dobbiamo imparare a trattare tale aspetto in modo produttivo o in maniera pro-attiva.
Un altro aspetto, spesso criticato, è la politica basata sull’attacco preventivo, un fenomeno che caratterizza il XXI secolo. Brian Massumi in particolare e molti altri autori hanno scritto sul genere di verità ricorsiva che produce: tu intanto lanci una bomba da qualche parte, e poi, solo dopo, troverai il nemico che aspettavi.55Cf. B. Massumi, Potential Politics and the Primacy of Preemption, Theory & Event 10:2, 2007.
In questo modo produci una situazione che era inizialmente una speculazione. La logica, in questo caso, è di tipo ricorsivo e, per ribadire, l’attacco non è sferrato per evitare qualcosa, ma come deterrente che anticipa un eventuale attacco nemico. È molto diverso dalla logica del XX secolo fatta di equilibrio tra minacce e prevenzione. Al contrario, ciò che accade nel presente si basa su una preventivazione del futuro, e naturalmente ciò si lega anche a ciò che è stato definito come una tendenza alla premeditazione nei media.
Un altro esempio quotidiano di questa nuova temporalità speculativa, discussa ampiamente, è il controllo preventivo. Si riconosce in ambito fantascientifico, in particolare quando si parla di «PreCrime» e della rilevazione precognitiva (Precog) raccontata da Philip K. Dick in Minority Report (e nel film omonimo di Steven Spielberg). Esempi simili sono adottati sempre più spesso nelle attuali attività di controllo. Ciò deve essere distinto dalle altre attuali strategie di sorveglianza, come ad esempio le telecamere a circuito chiuso, che rappresentano più di una vecchia idea di guardare cosa stanno facendo le persone e documentare ciò che hanno fatto per rafforzare meccanismi di esclusione. Se occorre ragionare in termini di tempo, la domanda da porsi oggi sembra essere: quali controlli sono necessari per arrestare le persone prima ancora che facciano qualcosa, attraverso quello che faranno (come se la posizione futura promettesse più potere, che poi crea una paranoia futura)?
Ciò genera una forma di sorveglianza meno diretta a escludere le persone rispetto ad altre forme che si occupano di persone all’interno dello spazio sociale, con il valore che producono. Come possono essere osservate e come estrarre valore dalle loro attività? C’è di certo un enorme fattore biopolitico in questo controllo della popolazione, specialmente per quanto riguarda medicina e sicurezza.
Present Time Complex, Illustrazione di Andreas Töpfer.
Suhail Malik: Insieme a quella del pre-, ciò che è avanzato nel tempo complesso è anche la condizione del post-, l’attuale ubiquità che caratterizza lo stato in cui oggi ci troviamo, e che forse si aggiunge alla disputa sul post-contemporaneo. Tutto, oggi, sembra essere post-qualcos’altro: la nostra comprensione di ciò che sta accadendo è sia in relazione ma è anche scollegata da determinate condizioni storiche. Mentre la condizione di pre- indica una sorta di deduzione anticipata del futuro che agisce nel presente – di modo che il futuro sia già al lavoro all’interno della società, di nuovo a indicare come il presente non sia più la categoria principale, ma sia da intendersi come definita dal futuro – ciò che il post segna è il modo in cui ciò che accade nel presente entra in relazione con quanto è accaduto, e niente di più. Noi siamo il futuro di qualcos’altro. Il post è anche un segno dello spodestamento del primato del presente.
Se siamo post-contemporanei, o addirittura post-postmoderni, post-internet, o post-qualunque cosa – se siamo ormai post-tutto – è perché storicamente la semantica non funziona più. Quindi, in un certo senso, il presente stesso ha un rapporto speculativo con un passato che abbiamo già superato. Se la speculazione è un modo per chiamare il rapporto con il futuro, il post- è un modo attraverso cui riconosciamo che il presente stesso diventa speculativo in relazione al passato. Siamo in un futuro che ha superato le condizioni e i termini del passato.
Unito, il presente non è solo la realizzazione del futuro speculativo (il pre-), ma anche un futuro del passato che stiamo già superando. Come molti autori propongono: non possediamo i supporti o la stabilità necessaria o le convenzioni che il passato ci offre (il post-).
Armen Avanessian: È questa la cosa importante, che la modificazione del presente, la sua formazione, non è necessariamente determinata dal passato. Il presente non può più essere primariamente dedotto dal passato, né è l’atto di un mero decisionismo, ma è modellato dal futuro. Per me, è questo il problema centrale e l’indicazione chiave della logica del contemporaneo, con la sua fissazione per il presente – chiamata fissazione umana sull’esperienza –, per cui questo presentismo è in crisi o è addirittura divenuto fallimentare nella teorizzazione di una logica di costituzione a partire dal futuro.
Penso che questa sia, in parte, la causa di tutto il ragionamento critico e dei dibattiti recenti sulla contemporaneità, avvenuti parallelamente alla cosiddetta svolta speculativa. Purtroppo, la speculazione è spesso oggetto di discussione solamente come un problema logico o filosofico, ma non nel suo aspetto temporale univoco. Ovviamente, in questa fase, siamo ancora alla ricerca dei concetti filosofici e speculativi corretti per definire questa condizione di post-contemporaneità (o ante-contemporaneità) e di tempo complesso.
Suhail Malik: Sì, per quanto, in modi diversi, entrambi siamo in debito con il realismo speculativo e pur avendo condiviso l’allontanamento dai modelli filosofici post-strutturalisti del tardo XX secolo da cui proveniamo, comunque il realismo speculativo è per lo più sostenuto da una nozione di speculazione intra-filosofica o concettuale, che si riferisce alla possibilità di pensare al di fuori del pensiero e dell’esperienza del pensiero. L’interesse per il post-contemporaneo è quello di capire e operazionalizzare il presente al di fuori di se stesso. Il tempo-complesso può essere pensato, e con «speculazione» s’intende principalmente una speculazione di tipo temporale e storico, come la futurità, piuttosto che un’esteriorizzazione dell’esperienza o un’esteriorizzazione del pensiero. Ciò ci avvicina molto più al sistema di business attuale e alle operazioni tecniche, piuttosto che alle esigenze concettuali del realismo speculativo.
Per leggere la seconda parte clicca qui.
Per leggere la terza parte clicca qui.