Qiu Zhijie, Greeting (detail), 2013, Anren Biennale.
Di seguito la redazione di KABUL magazine rende disponibile la registrazione del talk Arte in Asia: modelli istituzionali, mostre temporanee e spazi no profit che si è tenuta domenica 4 novembre al meeting point di Artissima.
Il talk è iniziato con la domanda aperta di Silvia Vannacci su cosa valga porre attenzione quando si parla del sistema dell’arte in Asia. Gli ospiti, dalle esperienze profondamente diverse, sono stati invitati a riflettere sulle loro realtà istituzionali in rapporto con le rappresentazioni occidentali.
M+, Museum for visual culture, opening 2019.
Isa Lorenzo, direttrice e fondatrice di Silverlens Galleries a Makati, ha parlato di come, quando ha iniziato la sua carriera, nelle Filippine non si avesse idea di cosa s’intendesse per ‘arte contemporanea’ nemmeno tra gli esperti del settore. Una situazione del tutto diversa da quella del mondo dell’arte occidentale dove fiere come Artissima erano allora già ben consolidate. Le motivazioni sarebbero da ricondurre all’impossibilità di investire denaro per formazione, spazi e no-profit, condizione che solo successivamente e in maniera graduale si è modificata. Ma la questione non è soltanto da ricondurre alla labile sincronia con il contesto mondiale ma di definizioni e linguaggio: ‘arte contemporanea’ sarebbe un costrutto occidentale che mal si interseca con la realtà artistica asiatica dove la produzione odierna rientrerebbe in categorie non ben concettualizzate altrove. L’occhio occidentale, per comprendere il discorso, dovrebbe porre attenzione alle piccole realtà artistiche delle Filippine invece di ostinarsi a una descrizione generale del mondo asiatico.
Davide Quadrio, fondatore e direttore dello spazio Arthub a Shanghai, ha spiegato come sia complicato semplificare in poche parole la sua realtà. Trasferitosi in Cina alla fine degli anni novanta, ha assistito allo sviluppo esponenziale del sistema dell’arte contemporanea a Shanghai fino ad oggi. Il sistema artistico era ancora fortemente ostacolato dalla politica locale. Oggi è però necessario che si riconoscano i risultati di tale crescita guardando per esempio al nuovo museo di Hong Kong che verrà inaugurato l’anno prossimo, M+. Nel parlare di queste realtà emergenti sarebbe quindi necessario abbandonare il linguaggio postcoloniale e riconoscere le vere difficoltà nell’interazione tra Occidente e Oriente.
Isa Lorenzo, Silverlens Galleries, 2018.
Marco Scotini, direttore di Visual Arts Naba, di FM, curatore del PAV e, di recente, curatore della prima edizione di Anren Biennale, ha raccontato la sua esperienza a stretto contatto con artisti contemporanei cinesi che si sono intensificate negli ultimi due anni. Il suo discorso ha toccato le problematicità, le aspettative e proiezioni nel lavorare con le realtà asiatiche. Anche Scotini ha concluso sottolineando la necessità di sviluppare un approccio, che come dice Quadrio, si distacchi dallo sguardo colonizzatore.